È vero che ti accorgi che qualcosa ti manca quando non c’è più. Succede anche col buon senso. Se c’è uno strumento vivo, partecipato, che abita anche questo angolo periferico d’Italia, sono le primarie. Le abbiamo invocate noi, le abbiamo applicate noi, come i più simpatici nazionalisti che usano i libri di storia come contrappeso alle gambe dei tavoli, potremmo pure dircelo: le primarie le abbiamo inventate noi. E le rivendichiamo con orgoglio, che siamo di quelli che alla forma tengono più che alla sostanza: regole certe, primarie aperte, ed entusiasmo.Un’euforia febbrile ci attanaglia quando ci confrontiamo e ci logoriamo fra noi: sana competizione, non fra persone, ma tra idee a confronto. Ecco, le primarie sono una scossa gentile, una rivoluzione delle idee. E ci sentiamo tutti protagonisti. Anche se poi l’esito di questa gara viene soverchiato, l’importante è che ci sia un motivo apprezzabile.
Le persone passano, le primarie restano, verrebbe da pensare a testa alta.Via gli indagati, che noi siamo diversi da quelli che collezionano capi d’imputazione e figuracce e che per premio li fanno pure presidenti di regione, quando va male. Altrimenti fanno i comici, e a volte entrambe le cose insieme.Trasparenza, condivisione delle scelte, credibilità: basta con la solita liturgia, di quelle che resistono a tutto; la tradizione è innovazione. Tolte le vesti sacerdotali, anche i politicanti più talentuosi indossano gli abiti della festa: ed è un tripudio di colori, di scambi che precedono quello della scelta di chi ci rappresenterà come futuro Presidente della Regione. E’ un momento magico: i sacerdoti hanno capito che di autoreferenzialità si muore, e anche di solitudine. Siamo un’isola così grande che a volte dimentichiamo che il nostro peso politico oltremare rasenta lo zero: abbiamo gli stessi aventi diritto al voto del quartiere Testaccio di Roma.
Le primarie hanno indicato si, delle persone, ma hanno permesso di focalizzare i programmi, i contenuti fondamentali per la Sardegna di domani. Un’Isola che vuole ripopolarsi, che vuole connettersi con l’Europa e col mondo, che investe nelle infrastrutture immateriali e materiali: istruzione e comunicazione. Identità. Restituendo dignità al lavoro, alla conoscenza, alla competenza. Alla solidarietà. Nessuna di queste è una parola vuota; investire su ciascuna è meravigliosamente difficile ed impegnativo.
Le primarie sono un artificio della gente, ed è grazie a queste che la gente ha respirato la politica, negli ultimi tempi. Insomma, uno strumento di valore costituzionale, se ci pensiamo.
Ora, sulla designazione del candidato del centrosinistra si pronunciano un gruppo sparuto di persone: da ragazzo che in questa terra c’è nato e che la ama come una madre, spero che questi nuovi sacerdoti si ricordino dove hanno i piedi e non facciano voli di fantasia. Valorizzate cosa avete intorno a voi. Ricordatevi che nella festa colorata di qualche mese fa c’eravate anche voi. Provate a sorprendervi uscendo da sterili tatticismi, e pensate che se foste davvero come l’Uomo Ragno che deve onorare l’esito di uno strumento consultivo così prezioso, fareste una scelta che è molto più del vostro futuro piccino. Avete in mano un’occasione. “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Più di una generazione vi guarda.
03/01/2014
da SardiniaPost